La prima volta che ho bevuto il sake probabilmente non era neppure sake o, meglio, di sicuro non era nihonshu. Ero a Firenze in inverno e facevo l’università. Una volta andai a cena in un ristorante cinese… saranno passati circa vent’anni …ed il titolare del ristorante prima di salutarmi mi offrì, come faceva sempre, una bevuta o di grappa di riso – che lui definiva sake – o di grappa di rosa. Scelsi la grappa di riso. Mi ispirava di più. Mi fu servita fredda e la bevvi come si beve la grappa: lentamente. Una cosa è sicura: da lì, per anni mi sono portato con me questo equivoco, pensando cioè che il sake fosse solo ed esclusivamente un distillato molto forte dal sapore simile alla grappa o alla vodka (nel migliore dei casi) e da servire a conclusione del pasto. Insomma, un liquore per digerire. E siccome era gratis e ” a caval donato non si guarda in bocca”, non mi sono mai preoccupato di sapere se quello fosse o non fosse il vero sake. La definizione “sake” data al distillato tutto sommato ci poteva stare. E da quel giorno sempre sake gratis alla fine delle cene!!! A dir la verità, questa esperienza non mi fece venire in mente che potesse esserci qualcosa di diverso: il sake era quello punto e basta. Dopo molti anni, la prima volta che andai ad Osaka, proprio il primo giorno, mia moglie mi portò in uno yakitori vicino alla Stazione ferroviaria Namba e lì mi fu servito un bel bicchiere di sake freddo, anzi due bicchieri!.. Mai provato? In pratica viene servito in un bicchiere dentro un bicchiere tradizionale quadrato (masu), cioè un bicchiere nel bicchiere. Il sake viene versato fino a colmare il bicchiere e fino a riempire il masu sottostante. Lì per lì ebbi un tracollo..ma come? come faccio a berlo, pensai… Che faccio quello sotto lo butto via? Mah!! No, il rito prevede che prima ti bevi il sake nel bicchiere e poi versi quello sotto nel bicchiere o lo bevi direttamente nel masu. Ancora oggi, mi piace pensare che tutto questo sake versato stia a significare: qui ne abbiamo in abbondanza! Quindi lo bevi prima nel bicchiere ed il resto nel masu. Ma non sono sicuro che questa interpretazione sia quella corretta, anche se per me è la più poetica. Di certo c’è che è molto scenografica per me che il sake in Italia lo bevo con una precisione svizzera-tedesca, visto che qui non si trova. A dire il vero, un mio amico è sempre stato estimatore sincero del sake giapponese ed è stato sempre lui a dirmi quando torni dal Giappone portami una bottiglia di sake..ed io non capivo…Poi apriti cielo! Sono stato in Giappone ed ho compreso. Il sake si beve molto bene e , dopo, si sta benone. Intendiamoci, io sono abituato al Rosso Chianti, alla struttura ed alla complessità del vino rosso che non mi stancherò mai di assaporare e di scoprire. Però devo ammettere che il nihonshu ha delle note delicate e profumi che hanno una storia antica che si sente e si percepisce ad ogni sorso. Dipende poi dalla percezione soggettiva capire le sfumature e le geometrie del gusto del sake. Sono molti i sake giapponesi e penso che ad oggi ne ho assaggiati solo una piccola quantità, anche se devo ammettere… non sono mai stato deluso.