Prendi cinque barman professionisti tra i più famosi della scena fiorentina; mettili in un caffè tra i più in di Firenze – il Rivalta Cafe – aggiungici la lungimiranza dell’esperto mixologist fiorentino Luca Picchi (Shaker Club ed autore del libro “Sulle tracce del Conte, la vera storia del cocktail “Negroni”) e l’eccezionale esperienza nel mondo del sake di Giovanni Municchi; e lascia passare il tempo in loro compagnia. Il risultato sarà quello di una scelta di qualità dove se sai porre le domande giuste non potrai non trovare che le risposte che non ti aspetteresti. Risposte fatte di aneddoti di vita vissuta sulla propria pelle, nella cantina a produrre il sake, per Giovanni Municchi; risposte su una nuova, meticolosa interpretazione nella creazione di cocktails alla ricerca di essenze ed aromi perduti nella notte dei tempi, per lo Shaker Club. In entrambi i casi siamo stati partecipi di un evento che Luca Picchi ha voluto fortemente fin dall’anno scorso per cercare di diffondere la conoscenza di una bevanda, il sake giapponese, che oggi più che mai conosce un momento favorevole, sebbene ancora rimanga, purtroppo, relegato ad un fenomeno di nicchia.
E’ chiaro che nel breve tempo di un pomeriggio abbiamo potuto dare solo le coordinate per potersi orientare nel mondo del sake giapponese. Giovanni Municchi non solo si è presentato all’appuntamento carico di quel giusto entusiasmo (e generosità!) che supporta ogni buona impresa, ma anche di una selezione molto accurata di otto sake di diverse prefetture. Gli otto sake selezionati da Giovanni Municchi, più uno di quelli che importiamo noi con Firenze Sake, hanno creato una varietà di gusti ed aromi di sake giapponesi che, ad oggi, è impossibile trovare a Firenze. Siamo passati dal Lapis 2014, Junmai Ginjo della prefettura di Akita della famosa cantina Aramasa shuzo (dove è stato selezionato il lievito numero 6, per intenderci), al nostro Junmai Ginjo Maboroshi no Taki della Mikunihare shuzo (unica cantina ad avere una sorgente di acqua premiata a livello nazionale per le sue proprietà minerali). Non solo Junmai Ginjo, ma anche Tokubetsu junmaishu da Hiroshima ed un estravagante Tokubetsu Junmai Taruzake (un sake che ha fatto un passaggio in botte di cedro giapponese). Dopo queste degustazioni e le spiegazioni tecniche di Municchi, è stato poi il turno dei professionisti dello Shaker Club che, capitanati da Luca Picchi, hanno coniugato le loro riflessioni sul Giappone con la loro esperienza di barman ed immergendosi nella cultura del sake ci hanno regalato degli ottimi cocktails.
Il sake utilizzato è stato il Maboroshi no taki Junmai Ginjo della Mikunihare shuzo. In effetti, era alta la curiosità di provare a vedere quali risultati di gusto si potessero ottenere da questi mix tra sake ed altre bevande nei cocktails. La genuinità degli ingredienti (finalmente un vero sake giapponese!) e delle essenze e sciroppi non prefabbricati, ma preparati con pazienza certosina dai barman appositamente per l’evento, hanno contribuito a creare una esperienza approfondita sul sake giapponesi in sé e nelle sue varianti. Grazie a tutti i partecipanti e…kampai!
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