

E’ sempre una scoperta passare una serata con persone nuove ed interessate a conoscere il sake giapponese. La cosa più difficile ritengo sia stata il non cadere nella tentazione didattica o, peggio, cattedratica per vedere sfumare quella eleganza e delicatezza che il sake giapponese mantiene in sé e riporta agli astanti. La speranza è di aver evitato il tranello.
Le foto sono un contributo importante di Marco Triarico.


Una bella serata con gli amici inizia sempre dall’aperitivo. E qui abbiamo potuto apprezzarne tre diverse interpretazioni orchestrate da Maurizio Pfrimmer e sapientemente miscelati da Emanuele Doc Mazzoni: un Moscow Mule, un Negroni ed uno Sprizt. Miscelati rispettivamente con il “nostro” Meisui no Kura, Tokubetsu Junmai, il Moscow Mule; l’Akitora Junmai Ginjo per il Negroni; e lo Schichi Hon Yari Junmai per lo Spritz .

Meisui no Kura Tokubetsu Junmai in Moscow Mule

Meisui no Kura Tokubetsu Junmai in Moscow Mule

Akitora Junmai Ginjo in Negroni

Akitora Junmai Ginjo in Negroni

Schichi Hon Yari Junmai in Spritz

Schichi Hon Yari Junmai in Spritz
Il menu curato in ogni particolare da Saeko Okada ha lasciato spazio ad abbinamenti che sono risultati ottimi compagni di viaggio dei nostri sake. La chef ci ha mostrato il valore aggiunto che il sake può avere sulla tavola, non caldo e non come digestivo, bensì come companatico. In effetti, il sake giapponese apre visioni gustative interessanti. Va a completare più che ad aggiungere. Va a trasformare con delicate note floreali o cereali morbidezze le pietanze in abbinamento. Il Meisui no Kura è di per sé molto delicato e ben si è trovato in compagnia del carpaccio di tonno marinato. Il petto di anatra leggermente affumicato veniva definitivamente completato dall’Akitora. Mentre lo Scichi Hon Yari andava a nozze con il trancio di salmone in crosta e marinato con le puntarelle.

Sul finale una sorpresa che non appare nel menu. All’ultimo, infatti, è entrato in gioco un quarto sake rispetto a quelli previsti..una piccola sorpresa per i nostri ospiti. Abbiamo abbinato il Maboroshi no taki Junmai alla mousse al cioccolato scoprendo quali possibilità possa portare un accostamento tra la sapidità che naturalmente cede questo sake rispetto all’amaro del cioccolato. Esperimento riuscito a giudicare dai commenti.

Maboroshi no Taki Junmai con Mousse al cioccolato
Lasciando il locale rimane la speranza non tanto di aver soddisfatto in tutto e per tutto la curiosità sul sake giapponese degli invitati, quanto piuttosto quella di aver stuzzicato il loro appetito intellettuale nei confronti di questa bevanda millenaria che è al centro di un interessante movimento di ricerca e scoperta culinaria nelle grandi capitali europee.
Kanpai!
