Kanazawa saluta i suoi visitatori con enormi e moderni Tori posti davanti alle uscite principali della stazione centrale. L’appuntamento lo avevamo fissato per le 20.00 in un ristorante della città.

Kanazawa Station
Venni a conoscenza dell’N-Project navigando su internet, mentre ero intento a cercare del materiale per scrivere un articolo sul sake giapponese ed il suo rapporto con il territorio. La tesi sviluppata nell’articolo portava ad affermare che supportare le piccole realtà locali nella produzione di sake giapponese significasse non solo mantenere e conservare le tradizioni rurali, ma anche definire un nuovo piano di sviluppo economico delle zone in cui insistono le cantine. Ecco allora che, da questo punto di vista, l’N-Project ben si prestava, allora come oggi, ad essere presentato come modello di ispirazione per una scelta di microeconomia votata al sostegno del territorio.
La sigla completa, N-Project, rimanda a tre concetti costitutivi lo stesso progetto ovvero Noto, Nogyo e Nihonshu. Si rimanda quindi ad un territorio specifico, quello della penisola di Noto, appunto, nella prefettura di Ishikawa; ad un’attività autoctona e specifica quella agricola; ed ad un prodotto unico: il sake giapponese. L’ N-Project riporta all’iniziativa di un gruppo di giovani convinti di poter contribuire alla creazione di un progetto di rilancio e di promozione di una realtà locale. Questa zona del Giappone ancora poco conosciuta ed, anzi, proprio perché estranea ai circuiti del turismo di massa, ha mantenuto una integrità ed una genuinità tutta da scoprire. The real Japan, alcuni la definiscono.
Questi tredici ragazzi, tutti giovanissimi, si sono messi insieme e, con entusiasmo, hanno costruito un loro sito web e, guidati da una cantina locale, hanno coltivato il riso e, infine, prodotto il loro sake. Hanno in poche parole compiuto l’impresa. Il risultato è stato al di sopra delle aspettative: tutte le bottiglie prodotte sono state vendute e – forse quello che conta di più – apprezzate. Segno, questo, tangibile della qualità della loro idea imprenditoriale.
Qui sotto trovate l’intervista con Mataki Manabu, coordinatore poco più che ventenne del progetto. Lo incontriamo a Kanazawa e ci accoglie con la voglia di condividere la storia del primo anno di vita dell’ N-Project.
Come nasce l’N-Project?
Bé l’idea è quella di promuovere il territorio di Noto che ha una storia legata ad un economia che si basa principalmente sull’agricoltura. In particolare ci siamo messi insieme con l’intento di promuovere la penisola di Noto avvicinandoci alle attività locali dell’agricoltura e della produzione del sake. E tutto ciò lo si deve all’iniziativa e alla collaborazione tra il proprietario della Kazuma Shuzo e di un produttore di riso della zona che ci hanno coinvolto per creare un networking tra studenti e giovani sensibili alle tematiche ambientali e curiosi di conoscere Noto nelle sue tradizioni.
Come vi siete organizzati?
Bè alcuni di noi seguono la parte web e grafica. Altri partecipano a tutte le fasi: dalla semina del riso alla produzione del sake ed alla sua vendita. Ovviamente veniamo seguiti passo passo da persone che al mondo agricolo ed alla cantina hanno dedicato l’intera vita. Come, per esempio, il Toji che ci segue, Nobuchi san, ha più di ottant’anni ed ha un’esperienza impagabile nella mondo del sake. Una persona eccezionale.
E quale è stato il risultato?
Quest’anno, sotto la guida entusiasta del giovane – ha solo 28 anni – titolare della Kazuma Shuzo abbiamo prodotto circa 1000 bottiglie che sono andate esaurite in pochissimo tempo.

Junmai N-Project
Che tipo di sake avete prodotto?
Essendo la prima volta, ci siamo dedicati ad un solo tipo di nihonshu: Namasake Junmai. E’ un sake non pastorizzato e quindi va mantenuto in frigorifero. Dopo alcuni tentativi abbiamo deciso di fermarci ad una gradazione alcolica di 17° in modo che risultasse caldo, leggermente secco e mantenesse delle tonalità che riportino al riso che usiamo.
Quali sono le difficoltà maggiori che avete incontrato?
Creare la giusta combinazione tra gusto ed aroma del nostro sake è stato la cosa più difficile. Non sapevamo quale fosse il gusto del sake che potesse incontrare il piacere di un pubblico giovane. Abbiamo dovuto fare una piccola indagine tra i nostri coetanei per capire quale fosse il gusto più ricercato e che cosa si potessero aspettare dal nostro sake. Ci siamo detti “ in fondo è per far conoscere e promuovere il mondo del sake tra i giovani che facciamo questo..e allora a chi chiedere se non proprio a loro?”. In realtà questo ci ha permesso anche di far conoscere il progetto che stiamo portando avanti agli studenti di Kanazawa.
I ragazzi giapponesi bevono nihonshu?
Il consumo del nihonshu è diminuito negli ultimi decenni a favore di bevande come la birra o i coktails. Questo anche perché i ragazzi quando escono e vanno a mangiare fuori se chiedono di bere del sake, trovano solo sake economici. Forse anche perché non essendo tanto richiesto i piccoli ristoranti non ci investono più di tanto, per ora. E quindi ancora non si apprezza il buon livello di qualità che la produzione di sake giapponese ha raggiunto ai giorni nostri.

Junmai N-Project
In Giappone lo Stato aiuta i giovani con un sostegno economico?
Per due anni la prefettura ci sosterrà e ci guiderà nel progetto mettendoci in contatto con alcuni professionisti locali ed insegnandoci le tecniche di coltivazione. Con questo supporto ed un minimo sostegno economico, abbiamo potuto riprendere alcuni campi che erano stati lasciati in stato di abbandono dai precedenti proprietari. Ora li manterremo e saranno da questi terreni che l’anno prossimo faremo il nostro riso. E’ stato un lavoro duro, fatto anche a mano, giorno dopo giorno. E solo all’ultimo abbiamo chiesto aiuto a chi potesse guidare il trattore.
Per il futuro quali saranno gli ulteriori sviluppi del progetto?
Il N-Project è cominciato dal sake, anche se in realtà questo è solo l’inizio. Quello che vorremo portare avanti è la promozione del territorio tramite un’idea imprenditoriale che coinvolga piano piano tutte le attività commerciali insieme. Per esempio stiamo già pensando a produrre piccoli oggetti di artigianato come ochoko (piccoli bicchieri in ceramica) per bere il sake. Comunque, l’intento è quello di creare un polo di attrazione verso la penisola di Noto. Per dirla con una frase semplice: creare connessioni e comunicazione è il progetto nel progetto. Noi ci siamo.

Kanazawa Station.
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