
Posso farle due domande sulla sua esperienza nel mondo del sake? E’ più o meno così che è iniziata l’intervista del giornalista, in un pomeriggio diverso come ce ne sono in questo periodo, appoggiati al bancone di un bar in zona gialla a sorseggiare un caffè.
“Il sake giapponese come lo ha conosciuto?” “E sopratutto – aggiunsi io senza che mi fosse chiesto – come mi è venuta in mente questa idea che il sake possa rappresentare una terza via accanto alle infinite varietà di vino e birra? E’ stato un percorso spontaneo e ricco di esperienze: l’ho assaggiato, ho conosciuto le persone che lo producono nelle loro cantine, sono stato loro ospite producendo il sake insieme a loro e una volta tornato in Italia, a conferma che il sake abbia un suo fascino, ho visto comparire una piacevole espressione di sorpresa sui volti di coloro che lo degustano per la prima volta”
